«Desidero rivolgere un ringraziamento particolare a tutti coloro i quali si sono impegnati a fianco di Enpa nella battaglia per scongiurare il colpo di mano teso ad autorizzare caccia libera e selvaggia contro i cinghiali. Al momento, questa ipotesi sembra scongiurata, ma,insieme a migliaia di cittadini che ci hanno sostenuto, continueremo a vigilare affinché ciò non accada in futuro». Lo dichiara la presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi, che definisce la votazione di oggi al Senato come un passo avanti.
Opportuno lo stop alle immissioni di cinghiali su tutto il territorio nazionale, ma insensate le deroghe previste per le aziende faunistico venatorie ed agri turistico venatorie, che sono state all’origine dell’introduzione in Italia di una specie alloctona – il cinghiale dell’Est Europa, più grande e prolifico – per volere dei cacciatori. Non soddisfacente è il divieto solo parziale di allevamento di cinghiali, limitato alle aree confinanti con parchi e aree protette, e con coltivazioni particolarmente vulnerabili. Non si può dimenticare che l’Anci ( Associazione nazionale Comuni Italiani) aveva esplicitamente e ripetutamente richiesto il divieto su tutto il territorio nazionale sia di ripopolamenti che di allevamenti. Resta inaccettabile ancora una volta una misura approvata a favore dei cacciatori che prevede la costruzione di strutture per la caccia da appostamento fisso (tra cui, le cosiddette altane, torri alte più di venti metri) in base a una semplice autorizzazione dell’ufficio caccia in barba alle norme urbanistiche – che tutti i cittadini sono tenuti ad osservare. Infine, una generica e fumosa norma relativa alle deroghe allo storno, specie protetta, ci porrà di nuovo nel mirino dell’Europa: già in passato ci è valsa una condanna da parte della Corte Europea di Giustizia.
Ma, soprattutto, resta irrisolto il grande nodo politico di questa vicenda: l’ostinazione con cui un Ministro della Repubblica – nel caso in questione il titolare dell’Ambiente – si è rifiutato di rispondere alle migliaia di cittadini italiani che, nell’esercizio di un diritto democratico, gli chiedevano di fare chiarezza sulle preoccupanti indiscrezioni filtrate in questi giorni e confermate anche da un tweet dello stesso Ministro che sembrava avallare una posizione favorevole alla deregulation sui cinghiali. «Questo prolungato e ostinato silenzio – conclude Rocchi – ci autorizza a pensare che le voci circolate in ambienti istituzionali e non, fossero davvero fondate».
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